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Federazione Russa
INFORMAZIONI GENERALI
Coordinate geografiche
Si estende nell’Europa nord-orientale e su tutta l’Asia settentrionale.
Superficie
17.075.400 Km² (corrispondente al 75% circa del territorio dell’ex Unione Sovietica).
Capitale Mosca (11.5 milioni di abitanti).
Altre città principali
San Pietroburgo (4.700.000 ab.); Novosibirsk (1.450.000 ab.); Nizhny Novgorod (1.350.000 ab.); Ekaterinburg (1.300.000 ab.)
Popolazione
141.9 milioni di abitanti (luglio 2011); la maggior parte della popolazione è concentrata nella parte europea del Paese, corrispondente a circa metà della superficie complessiva della Federazione Russa.
Lingua
La lingua ufficiale del Paese è il russo; tuttavia, la Costituzione federale riconosce alle Repubbliche il diritto di utilizzare le proprie lingue accanto a quella ufficiale. Infatti esistono numerosi gruppi linguistici: indo-europeo; ungro-finnico; turco-mongolo; gruppo caucasico. Le lingue e i dialetti sono oltre 150, quelle insegnate nelle scuole sono 10. Per le attività economico-commerciali viene utilizzato anche l’inglese.
Moneta La media mensile del tasso di cambio relativa al 26-10-2017 è di 70 Rubli per 1 Euro.
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INDICATORI ECONOMICI |
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2011a |
2012a |
2013a |
2014a |
2015b |
2016b |
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PIL |
|
PIL nominale in (miliardi di US$) |
1.904.8 |
2.016.1 |
2.079.0 |
1.860.6 |
1.273.4 |
1.244.2 |
|
PIL nominale in (miliardi di Rb) |
55.967 |
62.177 |
66.19 |
71.406 |
78.455 |
83.915 |
|
Crescita reale del PIL (%) |
4,3 |
3,4 |
1,3 |
0,6 |
-3,6 |
-0,6 |
|
Spesa sul PIL (% reale) |
|
Consumi privati |
6,7 |
7,7 |
4,9 |
1,2 |
-9,4 |
-2,1 |
|
Consumi pubblici
|
1,4 |
2,6 |
1,1 |
-0,1 |
-3,6 |
-3,2 |
|
Investimenti lordi fissi |
9,1 |
6,7 |
0,9 |
-2,0 |
-12,9 |
-1,2 |
|
Export di beni e servizi |
0,3 |
1,1 |
4,6 |
-0,1 |
1,8 |
-0,1 |
|
Import di beni e servizi |
20,3 |
8,7 |
3,8 |
-7,9 |
-29,4 |
0,7 |
|
Origine del PIL (% reale) |
|
Agricoltura |
14,3 |
-3,4 |
4,2 |
1,3 |
1,5 |
1,6 |
|
Industria |
5,2 |
2,3 |
0,4 |
0,6 |
-3,5 |
-0,5 |
|
Servizi |
2,6 |
4,9 |
2,3 |
1,1c |
-3,9 |
-0,8 |
|
Demografia e reddito |
|
Popolazione (m) |
143,2 |
143,3 |
143,4 |
143,4 |
143,5 |
143,4 |
|
PIL pro-capite (US$ a PPP) |
22.524 |
24.053 |
25.05 |
25.567c |
24.653 |
24.914 |
|
Tasso di disoccupazione (media;%) |
6,5 |
5,5 |
5,5 |
5,2 |
5,4 |
5,6 |
|
Indicatori fiscali (% del PIL) |
|
Entrate del settore pubblico |
20,3 |
20,7 |
19,7 |
20,3 |
17,4 |
17,2 |
|
Spesa del settore pubblico |
19,5 |
20,7 |
20,2 |
20,8 |
20,2 |
19,7 |
|
Saldo del settore pubblico |
0,8 |
-0,1 |
-0,5 |
-0,5 |
-2,9 |
-2,5 |
|
Debito pubblico |
8,2 |
9,2 |
9,7 |
10,4 |
12,7 |
14,7 |
|
Prezzi e indicatori finanziari |
|
Tasso di cambio Rb:US$ (fine periodo) |
32,20 |
30,37 |
32,73 |
56,26 |
68,80 |
66,98 |
|
Tasso di cambio Rb:€ (fine periodo) |
41,67 |
40,23 |
44,97 |
68,34 |
67,43 |
66,98 |
|
Prezzi al consumo (media;%) |
8,4 |
5,1 |
6,8 |
7,8 |
15,3 |
7,8 |
|
Prezzi al consumo (fine periodo) |
5,9 |
6,4 |
6,3 |
11,3 |
12,7 |
6,6 |
|
Tasso di interesse di prestito (media; %) |
8,5 |
9,1 |
9,5 |
11,1 |
16,3 |
12,5 |
|
Conto corrente (US$ m) |
|
Bilancia commerciale |
196.854 |
191.663 |
181.939 |
189.737 |
151.639 |
155.545 |
|
Merci: export fob |
515.408 |
527.434 |
523.276 |
497.762 |
347.424 |
369.664 |
|
Merci: import fob |
-318.555 |
-335.771 |
-341.337 |
-308.026 |
-195.785 |
-214.12 |
|
Bilancia dei servizi |
-33.456 |
-46.586 |
-58.259 |
-55.278 |
-44.2 |
-33.018 |
|
Bilancia dei redditi |
-60.4 |
-67.661 |
-79.604 |
-67.85 |
-36.535 |
-47.507 |
|
Bilancia dei trasferimenti di conto |
-5.725 |
-6.133 |
-9.275 |
-8.178 |
-5.597 |
-6.71 |
|
Bilancia in conto corrente |
97.274 |
71.282 |
34.801 |
58.432 |
65.306 |
68.31 |
|
Debito estero (US$ milioni) |
|
Stock di debito |
542.977 |
645.510c |
726.512c |
598.933c |
514.019 |
513.524 |
|
Servizio del debito pagato |
64.3 |
62.252c |
73.875c |
137.437c |
99.758 |
69.337 |
|
Rimborsi di capitale |
52.396 |
47.558c |
56.857c |
118.203c |
83.385 |
52.868 |
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Riserve internazionali (US$ milioni) |
|
Totale delle Riserve internazionali |
498.645 |
537.616 |
509.593 |
385.459 |
329.545 |
322.917 |
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a Attuale; b Previsioni EIU; c Stime EIU. |
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Fonte: IMF, International Financial Statistics. Agg. 21 Settembre 2015 |
Il panorama economico russo si affaccia al 2016 in una situazione di profonda crisi, nonostante l’apparente sicurezza del presidente Putin nelle dichiarazione di fine anno 2015. Una produzione industriale in caduta libera, il crollo dei redditi reali, il calo degli investimenti che, oltre a non permettere la creazione di nuovi posti di lavoro, rallenta lo sviluppo tecnologico nei vari settori , si sommano al problema della svalutazione del rublo, che, invece di favorire una ripresa, ha livellato il potere di acquisto ed aumentato la povertà. Inoltre, la politica intrapresa per far fronte alle sanzioni internazionali si è rivelata una specie di “auto-sanzione” ulteriore, che ha solo confermato il pessimismo di coloro che già un anno fa dubitavano della potenziale ripresa russa.
Il crollo della produzione industriale
Il blocco posto sulle importazioni, adottato in risposta alle sanzioni internazionali, doveva favorire, assieme alla svalutazione della moneta, una crescita della produzione interna nei vari settori. O almeno a questo puntavano gli organi governativi della Federazione, cercando di emulare le mosse economiche del 1998, che avevano permesso una forte crescita del Pil (+2%) e della produzione (+13%) nell’anno successivo. “Dobbiamo staccarci dalla dipendenza cronica dalla tecnologia e dalla produzione industriale estera”, diceva Putin un anno fa. Tuttavia, i dati sul 2015 (periodo gennaio-novembre) parlano chiaro: -3,3% sulla produzione rispetto all’anno prima; in picchiata il mese di novembre rispetto allo stesso mese del 2014, -3,5%. Anche l’estrazione delle materie prime, fondamentale per la Russia, ha registrato un dato negativo (-0,1%), così come la loro lavorazione (-5,3%). Tra i settori che hanno risentito maggiormente del calo di produzione interna troviamo la filiera della carta e del cartone (-80%), quello automobilistico (-25%), la produzione di vagoni merci (-50%). Un risultato positivo si è registrato nell’alimentare, in particolare nella carne (+13%) e nei prodotti caseari (+20%). Il volume delle importazioni è sceso di un terzo rispetto al 2014, ma evidentemente la produzione interna non si è rivelata tanto pronta e competitiva da poter sostituire le merci estere, il cui ritorno, anzi, viene auspicato sia da produttori che consumatori.
L’embargo a Turchia e Ucraina
In seguito all’abbattimento del caccia russo Su-24, il Cremlino ha introdotto una serie di sanzioni nei confronti della Turchia: lo stop sui voli charter di merci, il divieto di assunzione di lavoratori turchi in Russia, la limitazione delle attività commerciali turche in territorio russo, la sospensione del regime visa-free per l’ingresso in Russia, il blocco sulle importazioni alimentari dalla Turchia.
Allo stesso tempo, in seguito all’allineamento delle posizioni ucraine a quelle europee, in particolare in materia di sanzioni alla Russia, è stata sospesa in dicembre la zona di libero scambio. Mosca è venuta quindi meno, come aveva fatto con la Moldavia nel luglio 2014, alle norme di comune accordo su tali decisioni tra i paesi aderenti al CIS, come ha fatto notare il documento della Commissione Europea. Ora è anche stato introdotto un embargo sulle importazioni alimentari dall’Ucraina. Ciò non spaventa tuttavia il governo ucraino, che, nella persona del ministro Pavlenko, ha sottolineato che sul totale di 11 miliardi di dollari della produzione agraria del paese, solo l’1% riguarda le merci che ora non sono ammesse all’importazione russa. Sarà piuttosto una questione delicata per la Crimea, che dalla produzione ucraina dipende per il 40%.
Se già il 2015 ha dimostrato l’incapacità della Russia di far fronte autonomamente alla richiesta di merci interna, l’anno appena iniziato non si preannuncia certo più facile, considerata la perdita di importanti partner commerciali come Turchia e Ucraina.
Le spese militari in Siria
Il problema siriano sembra giocare a favore della Russia, che può così uscire dall’isolamento politico internazionale legato principalmente alla situazione ucraina e mostrarsi come partner degli Stati Uniti e dell’Europa nella lotta allo Stato Islamico. Tuttavia, la campagna iniziata il 30 settembre 2015, si traduce in ingenti e crescenti spese per il precario budget del governo di Mosca: il numero di aerei, elicotteri, e navi impiegati nello sforzo militare è praticamente raddoppiato nel giro di un solo trimestre.
Prospettive
Secondo le stime degli esperti il settore bancario, l’industria delle costruzioni, la metallurgia e i trasporti si svilupperanno a un ritmo accelerato, superando la dinamica media del Pil, per diventare le vere “locomotive” della crescita economica della Russia. Il modello di sviluppo economico della Russia continua a conservare la propria forte dipendenza dalla dinamica dei prezzi delle materie prime, in particolare da quelli del petrolio. Per questo motivo lo sviluppo economico della Russia non raggiungerà dimensioni tali da dare vita a un nuovo “miracolo economico” come quello che la Russia ha vissuto nei 10 anni precedenti la crisi. Altre barriere che potrebbero ostacolare la crescita economica russa sono la bassa efficienza del settore pubblico dell’economia nazionale e l’esaurimento delle fonti di “petrolio facile”, la cui produzione dopo la disintegrazione dell’Unione Sovietica ha riempito di petrodollari le casse dello Stato e delle compagnie petrolifere.
Ottime prospettive di sviluppo stanno emergendo per il commercio retail e per il settore dei servizi, mentre i settori che nel periodo precedente avevano dimostrato una crescita esplosiva, dovrebbero riuscire a conservare le proprie posizioni dominanti anche nel periodo 2011-2020. Nei prossimi 10-12 anni il volume del settore dei servizi dovrebbe arrivare a costituire fino al 70% del totale del Pil.
Intanto, è prevista nel medio termine una crescita del 4,5% del settore dei servizi finanziari, con un suo apporto al Pil dello 0,2%. L’importanza del settore dei trasporti lascia prevedere un suo sviluppo molto accelerato. Il sistema di gasdotti e di oleodotti dovrebbe crescere del 10-11% all’anno. Al secondo posto per i ritmi di crescita dovrebbe collocarsi il trasporto ferroviario con un 3,3-3,5% l’anno.
Un rallentamento della crescita degli stipendi e, di conseguenza dei redditi reali, dovrebbe frenare un po’ lo sviluppo del commercio retail.
Il previsto aumento degli investimenti dovrebbe permettere all’industria metalmeccanica di recuperare una crescita del 5% all’anno. Allo stesso tempo il successo del processo di ammodernamento tecnico e tecnologico dell’industria metalmeccanica dipenderà in gran parte dai fondi statali.
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